che   gli   consentirebbe   di   non   pagare   l’assegno   divorzile   (ad   es.   un   estratto   di   conto   corrente   bancario   che prova   che   l’altro   coniuge   è   titolare   di   conti   correnti   con   giacenze   importanti   all’estero),   quel   documento non    lo    può    più    produrre    se    si    costituisce    dopo    la    scadenza    del    termine    stabilito    dal    giudice,    durante l’istruttoria,    per    la    produzione    di    documenti    probatori.    L’assegno    pertanto,    nell’esempio,    verrebbe computato   sulla   base   dei   soli   documenti   legalmente   acquisiti   agli   atti,   quindi   in   assenza   dei   documenti   che non   è   stato   possibile   produrre   per   il   motivo   appena   spiegato   e   ignorando   i   documenti   che   il   convenuto provasse ad inserire in allegato ad atti successivi allo scadere del termine detto.   SE AVVENGONO FATTI NUOVI DURANTE L’ISTRUTTORIA, POSSO CHIEDERE DI MODIFICARE SUBITO  LA DISCIPLINA PROVVISORIA, SENZA ASPETTARE LA SENTENZA DEFINITIVA?   E’    sempre    possibile    chiedere    la    modifica    in    corso    di    causa     sia    dell’ordinanza    presidenziale,    sia dell’ordinanza    della    Corte    di   Appello    che    l’avesse    modificata,    per    adeguare    subito,    senza    aspettare    la sentenza   definitiva,   la   disciplina   provvisoria   dei   rapporti   della   coppia   a   nuova   circostanze   che   si   fossero verificate    durante    l’istruttoria    stessa.    (Es.    se    un    coniuge    riceve    una    promozione    durante    il    tempo dell’istruttoria    e    guadagna    di    più,    l’altro    può    chiedere    immediatamente    un    aumento    degli    assegni    di mantenimento che riceve). È    anche    possibile    chiedere    l’immediato    adeguamento    della    disciplina    provvisoria    alle    circostanze risultanti    da    prove    legalmente    acquisite    durante    l’istruttoria.    (Ad.    es.    se    a    seguito    dell’audizione    di testimoni,   tempestivamente   domandata,   emerge   che   il   coniuge   a   cui,   in   forza   del   decreto   provvisorio   sono stati   affidati   i   figli,   in   realtà   li   trascura   o   li   maltratta,   l’altro   può   chiedere   una   modifica   in   corso   di   causa   del regime   di   affido.   Tale   modifica   relativa   alla   prole   può   essere   disposta   dal   giudice   motu   proprio,   anche   in assenza di una richiesta avanzata da una parte in corso di causa). COS’È LA SENTENZA DEFINITIVA? La    sentenza    definitiva    è    il    provvedimento    che    conclude    il    giudizio    di    divorzio    contenzioso.    Essa contiene la disciplina dei rapporti personali e patrimoniali che la coppia dovrà osservare dopo il divorzio.  COSA SUCCEDE SE L’ALTRO CONIUGE NON RISPETTA LA SENTENZA DEFINITIVA  EMESSA DAL TRIBUNALE? Se non rispetta la disciplina dei rapporti personali , su istanza del coniuge non inadempiente:   il   giudice   civile   può :   ( art.lo   709   ter   c.p.c.    a   cui   rinvia   l’art.   4   della   l.   n.   54   del   2006   che   recita   “Le   disposizioni   della   presente legge   -che   in   include   il   nuovo   articolo   709   ter   c.p.c.   dettato   in   tema   di   separazione   coniugale-    si   applicano   anche   in   caso   di   scioglimento, di   cessazione   degli   effetti   civili    o   di   nullità   del   matrimonio,   nonché   ai   procedimenti   relativi   ai   figli   di   genitori   non   coniugati”    rendendo applicabile tale articolo 709 ter c.p.c., presente nella disciplina della separazione, anche al divorzio) .     1) ammonire il genitore inadempiente; 2) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore; 3) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti dell’altro; 4)   condannare   il   genitore   inadempiente   al   pagamento   di   una   sanzione   amministrativa   pecuniaria,   da un minimo di 75 euro a un massimo di 5.000 euro a favore della Cassa delle ammende. il giudice penale può : 1)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   388   codice   penale   cioè   mancata ottemperanza ad una sentenza del giudice civile. 2)    condannare    il    coniuge    inadempiente    per    il    reato    previsto    dall’art.lo    570    codice    penale    cioè violazione degli obblighi di assistenza familiare. Se non rispetta la disciplina dei rapporti patrimoniali  su istanza del coniuge non inadempiente: il giudice civile può 1)   procedere   esecutivamente   contro   il   debitore   inadempiente   che   risponde   dei   suoi   debiti   con   tutti   i suoi   beni   presenti   e   futuri   (art.lo   2740   c.c.),   cioè   pignorare   i   beni   del   coniuge   che   non   paga   gli   assegni, venderli    alle    aste    pubbliche    e    consegnare    il    ricavato    nella    misura    del    credito    al    coniuge    creditore,    (e ovviamente il residuo all’altro). 2)   Se   il   coniuge   debitore   è   stipendiato,   disporre   la   distrazione   alla   fonte   dello   stipendio    e   cioè   ordinare al   datore   di   lavoro   del   coniuge   obbligato   al   pagamento   e   inadempiente   di   versare   direttamente   all’avente diritto   una   parte   dello   stipendio   decisa   nella   misura   dal   giudice   (che   in   questa   materia   non   è   limitata   al quinto) e ovviamente il residuo all’altro coniuge suo dipendente.  il giudice penale può : 1)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   388   codice   penale   cioè   mancata ottemperanza ad una sentenza del giudice civile. 2)    condannare    il    coniuge    inadempiente    per    il    reato    previsto    dall’art.lo    570    codice    penale    cioè violazione degli obblighi di assistenza familiare. vi   è   inoltre   la   procedura   più   celere    per   ottenere   la   soddisfazione   del   credito   dell’assegno   divorzile prevista specificamente dalla Legge sul divorzio. SE RITENGO CHE LA SENTENZA DEFINITIVA EMESSA DAL TRIBUNALE LEDA INGIUSTAMENTE I MIEI INTERESSI O QUELLI DELLA PROLE POSSO IMPUGNARLA? Si,   è   possibile   impugnare   in   Corte   di   Appello   tale   sentenza.   I   giudici   della   Corte   di   Appello   hanno   il potere   di   modificare   anche   integralmente   il   contenuto   della   sentenza   emessa   dai   giudici   di   primo   grado, con   una   propria   sentenza   che   si   sostituisce   a   quella   emessa   dal   tribunale.   E’   possibile   farlo   entro   il   termine perentorio   (cioè   un   termine   decorso   il   quale   non   è   più   possibile   compiere   un   attività   ad   esso   sottoposta)   di 30   giorni   se   la   sentenza   è   stata   notificata   da   controparte   (c.d.   termine   breve),   altrimenti   entro   il   termine perentorio di 6 mesi. (c.d. termine lungo) se la sentenza non è stata notificata da controparte.  SE RITENGO CHE LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO LEDA INGIUSTAMENTE I MIEI INTERESSI O QUELLI DELLA PROLE POSSO IMPUGNARLA? Si   è   possibile   impugnarla,   ma   solo   se   contiene   errori   logici   o   erronee   interpretazioni   della   legge,   presso la   Corte   di   Cassazione.   La   Corte   di   Cassazione   però   non    può   riesaminare   il   merito   e   decidere   nuovamente come   se   fosse   un   giudice   di   “terzo   grado”   emettendo   una   sentenza,   sulla   base   di   differenti   valutazioni   e motivazioni,   che   modifica   quella   di   secondo   grado   sostituendosi   ad   essa.   La   Corte   di   Cassazione   può   solo “cassare”   cioè   cancellare   una   sentenza   che   sia   affetta,   come   detto,   da   vizi   logici   contenuti   nella   motivazione o   da   un   erronea   interpretazione   della   legge.   Solo   in   questo   caso,   dopo   che   ha   cassato   la   sentenza,   la   Corte   di Cassazione   rinvierà   la   causa   ad   altro   giudice   di   pari   grado   a   quello   che   ha   pronunciato   la   sentenza   cassata. Il giudice designato effettuerà un nuovo giudizio di merito e emetterà una nuova sentenza.   É POSSIBILE IMPUGNARE UNA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO? (CIOÈ GIÀ IMPUGNATA O NON IMPUGNATA ENTRO I TERMINI PERENTORI DI IMPUGNAZIONE) Una   sentenza   già   sottoposta   al   vaglio   della   Corte   di   Appello   o   della   Corte   di   Cassazione,   ovvero   non impugnata   entro   i   termini   perentori   stabiliti   dalla   legge,   si   dice   che   “passa   in   giudicato”.    Il   passaggio   in giudicato,   nelle   cause   ordinarie   rende   le   sentenze   immodificabili.   Le   procedure   speciali   di   separazione   e   di divorzio   -a   differenza   delle   cause   ordinarie-   consentono   invece   di   riformare   anche   le   sentenze   passate   in giudicato. Leggi amplius nel capitolo dedicato .
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