INDICE DEL CAPITOLO COS’È   IL   DIVORZIO            -            DIFFERENZA   TRA   IL   DIVORZIO   E   LA   SEPARAZIONE         -         QUANDO   POSSO   DIVORZIARE            -         LIMITE DI   EFFICACIA   DELLA   SENTENZA   DI   DIVORZIO       -      L’ASSEGNO   DIVORZILE       -      IL   PAGAMENTO   DELL’ASSEGNO   DIVORZILE   IN     UN’   UNICA      SOLUZIONE        -         L’ASSEGNO   DI   MANTENIMENTO   DEI   FIGLI   NEL   DIVORZIO         -         L’AFFIDAMENTO   DELLA   PROLE NEL    DIVORZIO           -        L’ASSEGNAZIONE    DELLA    CASA    CONIUGALE    NEL    DIVORZIO       -        IL    DIRITTO    AD    UNA    QUOTA    DEL TRATTAMENTO   DI   FINE   RAPPORTO   PERCEPITO   DALL’ALTRO   CONIUGE    -   IL      DIRITTO   ALLA      PENSIONE      DI      REVERSIBILITÀ               I       DIRITTI      SUCCESSORI   NEL   DIVORZIO          -      LA   MODIFICA   DELL’ASSEGNO   E   DELL’AFFIDAMENTO   DEI   FIGLI   DOPO   LA SENTENZA DEFINITIVA DI DIVORZIO      -    TASSE E AGEVOLAZIONI FISCALI NEL DIVORZIO __________________________________________ SE DIVORZIO CONTINUERÒ A RICEVERE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I MIEI FIGLI? Con   il   divorzio   si   estingono   tutti   diritti   che   trovavano   fonte   nel   provvedimento   che   disponeva   e disciplinava   la   separazione   (incluso   il   diritto   di   credito   relativo   all’ assegno   di   mantenimento   per   i figli ) e sorgono i diritti di cui è fonte il diverso provvedimento che sancisce e disciplina il divorzio. Come   abbiamo   visto   nel   capitolo   precedente,   la   disciplina   che   regola   l’assegno   divorzile    per   l’ex coniuge   divorziato   è   differente   rispetto   a   quella   che   regola   l’ assegno   di   mantenimento    per   il   coniuge separato. Invece,   la   disciplina   che   regola   l’assegno   o   gli   assegni   (art.li   337ter   s.s.   c.c.)    per   il   mantenimento della   prole   nel   divorzio   è   identica   a   quella   della   separazione.   I   doveri   dei   genitori   rispetto   ai   figli   infatti discendono   dal   fatto   della   genitorialità,   indipendentemente   dal   matrimonio,   dalla   separazione   e   dal divorzio che i genitori dovessero eseguire.  Nel   corpo   del   testo   delle   due   leggi,   quella   sulla   separazione   e   quella   sul   divorzio,   la   disciplina   sulla determinazione   dell’assegno   di   mantenimento   dei   figli   non   è   nemmeno   presente.   Entrambe   le   leggi infatti,   con   riferimento   a   detto   assegno,   contengono   solo   un   rinvio   (nel   divorzio   art.lo   6   L.   898/70 ,   nella separazione   art.lo   155   c.c. ),   agli   stessi   articoli   del   codice   civile   (art.li   337   ter   s.s.c.c.)    che   regolano uniformemente     il    mantenimento    della    prole    in    caso    di    separazione,    divorzio,    annullamento    del matrimonio, e figli nati fuori del matrimonio. Il   fatto   che   la   normativa   è   identica,   non   significa   che   la   misura   degli   assegni   per   i   figli   stabilita nella  separazione venga ipso facto confermata. Il   divorzio,   sia   consensuale    che   contenzioso    (detto   impropriamente   “giudiziale”)    è   il   risultato   di una   procedura   durante   la   quale,   per   determinare   la   misura   dell’assegno   di   mantenimento   per   la   prole dopo   il   divorzio,   si   svolge   un   nuovo   esame ,   rispetto   a   quello   eseguito   in   occasione   della   separazione, delle   risorse   dei   coniugi   (che   potrebbero   essere   cambiate   rispetto   al   momento   della   separazione)   e delle   condotte   dei   coniugi   nei   confronti   dei   figli   durante   la   separazione   (ad   es.   si   verifica   se   un   coniuge ha   maltrattato   o   trascurato   i   figli   durante   il   tempo   di   permanenza   di   questi   presso   di   se).   Ciò   perché, come   vedremo,   nel   divorzio,   i   tempi   di   permanenza   della   prole   presso   ciascuno   dei   genitori,   possono essere   modificati   rispetto   a   quelli   stabiliti   nella   separazione   e   ciò   provoca   la   necessità   di   disporre   una modificazione   della   misura   degli   assegni   di   mantenimento   dei   figli   in   modo   da   assicurare   agli   stessi sufficienti risorse nei mutati tempi di permanenza presso i genitori. Detto   riesame   serve   ad   emettere   una   disciplina   dei   rapporti   personali   e   patrimoniali   degli   (ex) coniugi aggiornata allo stato dei fatti sussistente al momento del divorzio. Pertanto    la    conferma    degli    assegni    per    la    prole    o    la    loro    modificazione    derivano    da    questo rinnovato   esame   delle   condizioni   personali   e   patrimoniali   dei   coniugi,   che,   come   detto,   possono   essere cambiate rispetto al momento della separazione. Ci sono 3 elementi che determinano la misura degli assegni di mantenimento della prole: A) le risorse dei coniugi  B) i tempi di permanenza della prole presso i genitori successivamente al divorzio, C) le esigenze dei figli. Se   questi   3   elementi   sono   immutati   rispetto   al   momento   della   separazione,   il   giudice   del   divorzio quasi   certamente   confermerà   l’assegno   per   il   mantenimento   della   prole   stabilito   nella   separazione essendo lo stesso soggetto ad una identica regolamentazione. Se    invece    nel    momento    del    divorzio,    rispetto    a    quello    della    separazione    si    verifica    una modificazione   di   uno   o   più   dei   tre   elementi   indicati,   allora   gli   assegni   di   mantenimento   per   i   figli possono cambiare di entità, aumentare, diminuire, ovvero possono anche non essere più dovuti. In particolare con riferimento ai detti 3 elementi: A) qualora   l’obbligato   (cioè   il   genitore   che   paga   l’assegno)   rispetto   al   momento   della   separazione,   ha avuto   un   aumento   dei   propri   redditi   o   in   generale   delle   proprie   risorse   ( ricchezza   potenziale )   l’altro,   in occasione    del    divorzio,    può    ottenere    un    aumento    degli    assegni    che    riceve    per    il    concorso    al mantenimento dei figli. Se   l’obbligato   ha   subito   una   diminuzione   delle   proprie   risorse,   in   occasione   del   divorzio   può ottenere una diminuzione degli assegni che deve corrispondere. Se   l’obbligato   ha   perso   il   lavoro   può   chiedere   di   essere   sollevato   del   tutto   dall’obbligo   di   pagare assegni   di   mantenimento   per   la   prole,   se   ad   es.   l’altro   coniuge,   medio   tempore   ha   trovato   un   lavoro   e   si trova, al momento del divorzio, ad avere più risorse del primo. Se   entrambi   i   genitori   non   hanno   risorse   possono   essere   vincolati   gli   ascendenti   a   mantenere   i nipoti. (art. 316 bis. c.c). E’   evidente   che   se   il   divorzio   viene   eseguito   dalla   coppia   dopo   soli   6   mesi   dalla   separazione   (la vigente   disciplina   lo   consente)   è   improbabile   che   si   sia   verificata   una   modificazione   importante   delle risorse   dei   coniugi.   Questo   fenomeno   si   verificava   invece   più   spesso   quando,   sotto   la   vigenza   della precedente disciplina del 1975, occorreva aspettare almeno 3 anni per divorziare dopo la separazione. B)   Nel    divorzio,    i    tempi    di    permanenza    della    prole    presso    i    genitori    possono    essere    modificati rispetto   alla   separazione,   dai   coniugi   stessi   sulla   base   di   un   loro   accordo    o   dal   giudice,   d’imperio,   in   un giudizio contenzioso . Ciò   può   avvenire   anche   per   il   fatto   proprio   di   uno   (o   di   entrambi)   i   genitori.   Si   pensi   al   caso   che durante   la   separazione   uno   dei   genitori   trascura   o   maltratta   la   prole.   In   occasione   del   divorzio   il giudice   può   per   questo   motivo   disporre   una   modificazione   del   tempo   di   permanenza   dalla   prole   presso di lui. Se   vengono   modificati   i   tempi   di   permanenza   dei   figli   presso   i   genitori   rispetto   a   quelli   della separazione   dovranno   essere   modificati   anche   gli   assegni,   allo   scopo   di   offrire   ad   entrambi   i   coniugi   la possibilità di mantenere i figli nei periodi in cui sono presso di loro. Se   viene   decisa   una   modificazione   dei   tempi   di   permanenza   dei   figli   presso   i   genitori   nel   senso che   ad   es.   i   figli   stanno   per   il   70%   del   tempo   con   l’(ex)   coniuge   che   ha   il   70%   delle   risorse   e   il   30%   del tempo   con   l’(ex)   coniuge   che   ha   il   30%   delle   risorse,   non   è   dovuto   alcun   assegno   da   parte   di   un   (ex) coniuge    all’altro    per    il    mantenimento    della    prole,    perché    la    misura    delle    risorse    dei    genitori, nell’esempio,   è   proporzionale   ai   tempi   di   permanenza   della   prole   presso   di   loro   e   pertanto   ognuno   dei genitori   dispone   di   risorse   in   misura   adeguata   allo   scopo   di   soddisfare   le   esigenze   della   prole.   Questo   è un   caso   limite   e   raro.   In   genere   i   figli   si   prevede   invece   che   abbiano   tempi   di   permanenza   maggiore   con il   genitore   che   ha   più   tempo   da   dedicare   loro,   perché   non   lavora   (si   pensi   al   caso   della   madre   casalinga) e   per   l’effetto   ha   meno   redditi   e   necessita   di   un   assegno   importante   per   poter   soddisfare   le   esigenze dei figli nel maggiore tempo di permanenza degli stessi presso di se dopo il divorzio. C) Quando   i   figli   sono   piccoli   vanno   solo   portati   al   parco.   Quando   crescono   hanno   bisogno   di   pagare la   discoteca,   comperare   il   motorino,   lo   smartphone,   pagare   il   gestore   telefonico   per   telefonare   al fidanzatino/a etc. I   figli   crescendo   vanno   incontro   ad   un   fisiologico   aumento   delle   proprie   esigenze   ed   è   previsto dalla   legge   che   si   possa   ottenere   per   questo   motivo   un   aumento   della   misura   degli   assegni   percepiti   dal coniuge    meno    abbiente    per    il    concorso    al    mantenimento    della    prole,    allo    scopo    di    adeguarli    alla necessità di soddisfare dette maggiori esigenze. Se   si   chiede   il   divorzio   6/12   mesi   dopo   la   separazione,   l’aumento   delle   esigenze   della   prole   è   un dato   che   reagisce   in   misura   molto   moderata   o   non   reagisce   affatto   sul   componimento   dei   rapporti patrimoniali   realizzato   con   gli   assegni   di   mantenimento   nella   separazione:   le   esigenze   della   prole mutano   minimamente   in   6   mesi.   Se   invece   tra   la   separazione   e   il   divorzio   passano   molti   anni,   questo dato deve essere preso in considerazione per l’aggiornamento della misura degli assegni.   SE DOVUTO, A QUANTO AMMONTA L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI NEL DIVORZIO? Come    detto    nel    capitolo    precedente,    le    regole    che    disciplinano    il    diritto    per    il    coniuge   economicamente   più   debole   a   ricevere   un   assegno   dall’altro   per   concorrere   al   proprio    mantenimento, (detto   assegno   si   chiama   “divorzile”    nel   divorzio   e   “di   mantenimento”    nella   separazione),   sono   differenti nella separazione e nel divorzio. L’assegno   divorzile    pertanto   può   essere   di   misura   diversa   rispetto   all’ assegno   di   mantenimento   della   separazione ,   a   causa   dell’applicazione   di   regole   differenti,   anche   se   le   condizioni   patrimoniali   dei coniugi non sono mutate tra il momento della separazione e quello del divorzio. Al   contrario,   le   regole   che   disciplinano   la   determinazione   degli   assegni   per   il   mantenimento della   prole    sono   invece   identiche   nella   separazione   e   nel   divorzio,   pertanto   gli   assegni   determinati nella   separazione   in   genere   vengono   confermati   nel   divorzio   se   non   sono   cambiati   i   presupposti   di fatto che hanno portato alla loro quantificazione in occasione della separazione. Per    la    descrizione    delle    modalità    di    determinazione    dell’ammontare    degli    assegni    per    il mantenimento   della   prole   nel   divorzio,   si   rimanda   al   capitolo    sulla   determinazione   dell’ammontare degli assegni per il mantenimento della prole nella separazione, soggetta alle stesse regole. POSSO CHIEDERE UN AUMENTO O UNA DIMINUZIONE DELL’ENTITÀ DEGLI ASSEGNI PER IL MANTENIMENTO DELLA PROLE IN OCCASIONE DEL DIVORZIO ANZICHÉ CON UNA PROCEDURA DI MODIFICA DELLE CONDIZIONI DI SEPARAZIONE? Si,   come   sopra   detto,   in   occasione   del   divorzio   viene   effettuato   un   nuovo   esame   dello   stato   dei fatti   e   delle   risorse   dei   coniugi   ed   è   possibile   chiedere   ed   ottenere   dal   giudice   che   sia   disposta,   con   la sentenza   che   conclude   la   procedura,   una   modifica   dell’entità   degli   assegni   per   il   mantenimento   della prole rispetto alla misura di questi stabilita nel provvedimento della separazione. Tale   modificazione,   poiché   la   legge   che   definisce   la   misura   degli   assegni   per   i   figli   è   identica   nella separazione    e    nel    divorzio,    come    spiegato    nel    paragrafo    precedente,    può    essere    ottenuta    se    sono mutate,   tra   il   momento   della   separazione   e   quello   del   divorzio ,   le   condizioni   patrimoniali   dei   genitori. (Es.   la   moglie   che   prima   era   casalinga   ora   lavora;   il   marito   ha   subito   una   riduzione   o   un   aumento   dei redditi, i figli crescendo hanno visto aumentare le proprie esigenze). La   modificazione   degli   assegni   mira   riequilibrare   con   una   nuova   determinazione   dell’entità   degli stessi le mutate condizioni patrimoniali dei genitori tenuti al mantenimento della prole.  Detta   modificazione   oltre   che   essere   disposta   dal   giudice   può   essere   anche   disposta   dalle   parti stesse in una procedura consensuale di divorzio.   Il   divorzio   però   fa   cessare   il   diritto   a   ricevere   l’assegno   di   mantenimento   per   (l’ex)   coniuge.   I requisiti   per   poter   ottenere,   al   posto   di   esso,   un   assegno   divorzile ,   come   detto   nel   capitolo   precedente, sono più stringenti . Pertanto   qualora   il   coniuge   più   debole   economicamente   non   abbia   interesse   a   divorziare   e   non   è possibile   trovare   un   accordo   con   l’altro   sulla   disciplina   dei   rapporti   successivi   al   divorzio,   è   preferibile per   il   primo   introdurre   invece   una   procedura   di   modifica   delle   condizioni   di   separazione .   Ciò,   per   non incorrere,   nell’ambito   di   un   giudizio   di   divorzio   contenzioso ,   nei   più   severi   rigori   della   normativa sull’assegno   divorzile,   (cioè   quello   per   l’ex   coniuge   non   per   i   figli)   resi   oggi   ancor   più   stringenti   dal recente   mutamento   dell’ orientamento   giurisprudenziale    della   Suprema   Corte   in   materia   di   assegno divorzile POSSO CHIEDERE DI ESSERE OBBLIGATO A PAGARE L’ASSEGNO PER CONCORRERE AL MANTENIMENTO DI MIO FIGLIO, DIRETTAMENTE A MIO FIGLIO, ANZICHÉ ALL’ALTRO CONIUGE? Finché   la   prole   è   minorenne    l’assegno   per   concorrere   al   mantenimento   della   stessa   va   pagato all’altro coniuge, che è obbligato a volgerlo interamente alla cura degli interessi della prole. Se    la    prole    è    maggiorenne     è    invece    possibile    chiedere    che    il    giudice    disponga    nel    divorzio contenzioso    l’obbligo    di    pagarlo    immediatamente    alla    prole    stessa    (art.lo    337    septies    c.c.) .    Tale previsione può essere stabilita dalla coppia stessa nel divorzio consensuale. Il   giudice,   in   ogni   caso,   può   respingere   tale   domanda,   sia   nel   divorzio   contenzioso   che   in   quello consensuale   (ove   è   chiamato   a   verificare   l’idoneità   della   pattuizioni   stabilite   dai   coniugi   alla   cura   degli interessi   della   prole),   stabilendo   che   l’assegno   debba   essere   pagato   al   coniuge   affidatario   anche   se   la prole   è   ormai   maggiorenne.   L’art.lo   337   septies   c.c.    attribuisce   questo   potere   al   giudice   per   tutelare   la prole   nel   caso   in   cui   il   pagamento   immediato   dell’assegno   ai   figli   non   sia   conforme   ai   loro   interessi. (Pensiamo   al   caso   di   figli   che   fanno   uso   di   sostanze   stupefacenti,   circostanza   ricorrendo   la   quale   il giudice    negherebbe    al    figlio    maggiorenne    il    diritto    di    ricevere    l’assegno    nelle    proprie    mani.    O semplicemente al caso di una riscontrata scarsa maturità del diciottenne).   Se    il    giudizio    di    divorzio    finisce    prima    che    la    prole    compia    i    18    anni,    l’assegno    per    il mantenimento   della   stessa   viene   disposto   a   favore   dell’altro   coniuge   che   diventa   creditore   di   detta prestazione    a    carico    dell’obbligato    (colui    che    paga    l’assegno).    È    tuttavia    possibile    domandare    al giudice,   al   raggiungimento   della   maggiore   età   della   prole,   con   una   successiva   procedura,   una   modifica delle condizioni di divorzio che disponga il pagamento dell’assegno immediatamente ai figli.  SE L’OBBLIGATO NON PAGA L’ASSEGNO COSA SUCCEDE? L’articolo 8, legge 898 del 1970  prevede dei rimedi nel caso che l’obbligato non paghi l’assegno. 1) il   giudice   può'   imporre   all’obbligato   di   prestare   idonea   garanzia   reale   o   personale    se   esiste   il pericolo   che   egli   possa   sottrarsi   all'adempimento   degli   obblighi   di   cui   agli   articoli   5   e   6   (pagamento dell’assegno divorzile e di mantenimento per la prole). 2) la   sentenza   di   divorzio   è   immediatamente   esecutiva   e   costituisce   titolo   per   iscrivere   una   ipoteca giudiziale  (art.lo 2818 codice civile); 3) in   caso   di   inadempimento   per   un   periodo   di   almeno   trenta   giorni,   il   coniuge   beneficiario,   dopo   la costituzione    in    mora    dell’obbligato,    può'    notificare    il    provvedimento     in    cui    e'    stabilita    la    misura dell'assegno   ai   terzi   tenuti   a   corrispondere   periodicamente   somme   di   denaro   al   coniuge   obbligato   (datore   di   lavoro,   ente   erogatore   della   pensione,   locatari   di   immobili   di   proprietà   dell’obbligato,   ecc.) facendo   sorgere   con   questa   procedura   l’obbligo   in   capo   a   tali   soggetti   di   versargli   direttamente   le somme   dovute,   ed   il   residuo   ovviamente   all’obbligato.    (Lo   Stato   e   gli   altri   enti   indicati   nell'articolo   1   del   testo   unico   delle leggi   concernenti   il   sequestro,   il   pignoramento   e   la   cessione   degli   stipendi,   salari   e   pensioni   dei   dipendenti   delle   pubbliche   amministrazioni, approvato   con   decreto   del   Presidente   della   Repubblica   5   gennaio   1950,   n.   180,   nonché   gli   altri   enti   datori   di   lavoro   cui   sia   stato   notificato   il provvedimento   in   cui   e'   stabilita   la   misura   dell'assegno   e   l'invito   a   pagare   direttamente   al   coniuge   cui   spetta   la   corresponsione   periodica,   non possono   versare   a   quest'ultimo   oltre   la   meta'   delle   somme   dovute   al   coniuge   obbligato,   comprensive   anche   degli   assegni   e   degli   emolumenti accessori); 4) l’obbligato    che    si    sottrae    al    pagamento    può    inoltre    essere    perseguito    penalmente     ai    sensi dell’articolo 570 del codice penale per violazione degli obblighi di assistenza familiare. 5) l’obbligato    che    si    sottrae    al    pagamento    può    inoltre    essere    perseguito    penalmente     ai    sensi dell’articolo 388 del codice penale per mancata ottemperanza ad un sentenza del giudice civile . 6) su   richiesta   dell'avente   diritto,   il   giudice   può'   disporre   il   sequestro    dei   beni   del   coniuge   obbligato   a somministrare l'assegno QUANDO SI PERDE L’ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI? 1 . Quando   i   figli   si   procurano   adeguati   redditi   propri,   (es.   se   un   minorenne   si   mette   a   fare   il   cantante rock   e   guadagna   100.000   €   al   mese:   non   deve   essere   mantenuto,   o,   anche   se   fa   altri   lavori   come l’attore o altri impieghi compatibili con la minore età che gli procurino adeguati redditi propri). 2 . Se   i   figli   sono   già   intestatari   di   proprietà   o   ricevono   in   eredità   proprietà   che   (messe   a   frutto   dai genitori   che   sono   gli   amministratori   dei   beni   del   minore   fino   alla   maggiore   età)   gli   consentano   di trarre da esse adeguati redditi propri. 3 . Quando   sorgono   condizioni   oggettive   che   consentono   alla   prole   di   procurarsi   adeguati   redditi propri,    indipendentemente    dal    fatto    che    li    abbiano    effettivamente    conseguiti    o    meno    (la giurisprudenza   considera   che   tali   condizioni   sorgono   al   compimento   del   32 mo    anno   di   età).   La legge   non   consente   ai   figli   di   scegliere   di   farsi   mantenere   dai   genitori   dopo   tale   età   e   il   genitore che   è   tenuto   a   pagare   gli   assegni   può   pertanto   chiedere   ed   ottenere   di   essere   sollevato   da   tale obbligo.
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