INDICE DEL CAPITOLO COS’È   LA   SEPARAZIONE   DEI   CONIUGI               -               LA   CASA   FAMILIARE             -            IL   DIRITTO   DI   ASSEGNAZIONE                  -               L’AFFIDAMENTO DEI   FIGLI          -            L’ASSEGNO   DI   MANTENIMENTO            -            L’ASSEGNO   PER   IL   CONCORSO   AL   MANTENIMENTO   DEI   FIGLI            -            LA                 SEPARAZIONE   CON   ADDEBITO              -                      SEPARAZIONE   DEI   BENI   E   REGIME   PATRIMONIALE   DELLA   FAMIGLIA              -               RIMBORSI   E RESTITUZIONI               -               DIRITTI   SUCCESSORI   NELLA   SEPARAZIONE             -            LA   RICONCILIAZIONE            -            LE   TASSE   E      LE AGEVOLAZIONI FISCALI      -    MODIFICA DELLE CONDIZIONI DI SEPARAZIONE CLICCA SUI LINK DELL’INDICE _____________________________________________ DEVO PAGARE LE TASSE SUGLI ASSEGNI CHE RICEVO PER IL CONTRIBUTO AL MIO MANTENIMENTO? Si.   L’assegno   pagato   da   un   coniuge   per   concorrere   al   mantenimento   dell’altro   è   considerato   dalla legge    fiscale    un    reddito    del    coniuge    “beneficiario”     (cioè    del    coniuge    che    lo    riceve).    Pertanto    il beneficiario   è   tenuto   a   dichiarare   tale   reddito   e   a   pagare   su   di   esso   le   relative   tasse.   Infatti   le   somme     pagate    a    titolo    di    assegno    per    il    mantenimento    del    coniuge    sono    una    risorsa    che    -a    differenza dell’assegno   per   concorrere   al   mantenimento   dei   figli-   il   beneficiario   volge   alla   cura   dei   propri   esclusivi personali interessi e pertanto rappresenta per lui un reddito.   SE PAGO UN ASSEGNO PER CONCORRERE AL MANTENIMENTO DELL’ALTRO CONIUGE POSSO SCARICARLO DALL’IMPONIBILE? Si,   per   il   coniuge   che   paga   un   assegno   di   mantenimento   all’altro,   tale   corresponsione   rappresenta una spesa che la legge fiscale consente di detrarre interamente dall’imponibile. LA SEPARAZIONE SIMULATA La   combinazione   delle   due   fattispecie   esposte   nei   due   paragrafi   precedenti   genera   il   fenomeno della   c.d.   “separazione   simulata”    che   si   ha   quando   due   coniugi   si   separano   non   perché   litigano,   ma   per pagare meno tesse. Facciamo   un   esempio.   Immaginiamo   che   ci   sono   due   aliquote   fiscali   una   al   25%   applicata   ai redditi   fino   a   50.000,00   €   annui   e   una   al   50%   applicata   ai   redditi   superiori   a   50.000,00   €   annui,   senza scaglioni. Il   marito   guadagna   100.000,00   €   l’anno   e   la   moglie   è   casalinga   senza   redditi.   Il   marito   deve pagare   le   tasse   in   base   alla   massima   aliquota   e   dunque   perde   il   50%   dei   propri   guadagni   in   tasse.   Egli allora   si   separa   simulatamente   dalla   propria   moglie   alla   quale   paga   un   assegno   di   mantenimento   di 50.000,00   €   l’anno.   In   questo   modo   i   coniugi   dichiarano   entrambi   un   guadagno   annuo   di   50.000,00   (il   marito   guadagna   100.000,00   €   ma   si   scarica   dall’imponibile   i   50.000,00      €   che   dà   alla   moglie pertanto   il   suo   imponibile   è   pari   a   50.000,00   €.   La   moglie   dichiara   i   50.000,00   che   riceve   dal   marito). Entrambi i coniugi pagheranno le tasse in base alla aliquota del 25% e non quella del 50%. La   coppia   guadagna   sempre   complessivamente   100.000   €   l’anno,   ma   pagherà   il   25%   di   tasse   e   non il 50%, con un risparmio complessivo di 25.000,00 € l’anno. Questa   è   una   ricostruzione   semplificata,   in   realtà   le   aliquote   sono   più   di   due   e   a   scaglioni,   ma   la logica   è   la   stessa:   dividiamo   i   redditi   dichiarati   e   applichiamo   in   questo   modo   l’aliquota   inferiore, pagando molte meno tasse. L’ordinamento    stabilisce    che    la    separazione    dei    coniugi,    che    consente    il    descritto    risparmio fiscale,   è   consentita   solo   ove   sorgano   conflittualità   durante   il   matrimonio   che   rendono   intollerabile   il proseguimento della convivenza, mentre non è consentita se lo scopo è il solo risparmio fiscale. Tuttavia   è   ovviamente   impossibile   sapere   se   i   coniugi   si   sono   separati   perché   litigano   per   davvero oppure no. Questo insieme di circostanze genera il fenomeno della separazione simulata.       _____________________________________ CHI PAGA LE TASSE SUGLI ASSEGNI PER IL CONTRIBUTO AL MANTENIMENTO DEI FIGLI? Gli   assegni   per   concorrere   al   mantenimento   dei   figli   versati   da   un   coniuge   all’altro   non   vengono, per   ovvi   motivi,   considerati   come   un   reddito   del   beneficiario   che   è   tenuto   a   volgere   tali   somme   alla cura   degli   interessi   della   prole   e   non   può   usarli   per   se.   Pertanto   la   legge   stabilisce   che   le   tasse   su   tali assegni   le   paga   ab   origine   il   coniuge   che   guadagna   tali   somme   che   poi   versa   all’altro   a   titolo   di assegno di mantenimento dei figli. Dunque   il   beneficiario   degli   assegni   per   concorrere   al   mantenimento   dei   figli   (colui   che   li   riceve   e   li deve   volgere   alla   cura   degli   interessi   dei   figli)   riceve   sempre   una   somma   netta,   sulla   quale   non   deve pagare alcuna tassa. CHI PAGA LE TASSE SUI TRASFERIMENTI IMMOBILIARI  CHE COMPONGONO I RAPPORTI PATRIMONIALI DEI CONIUGI NELLA SEPARAZIONE? Come   abbiamo   visto,   è   possibile   accordarsi   per   comporre   i   rapporti   patrimoniali   della   coppia   nella separazione    e      nel   divorzio    mediante   il   trasferimento   di   proprietà   piene   o   di   quote   di   comproprietà   su immobili.    l’art.lo   19   legge   6   marzo   1987   n.   74    stabilisce   che      Tutti   gli   atti ,   i   documenti   ed   i   provvedimenti relativi   al   procedimento   di   scioglimento   del   matrimonio   o   di   cessazione   degli   effetti   civili   del   matrimonio sono esenti dall'imposta di bollo, di registro e da ogni altra tassa . La   Corte   di   Cassazione,   con   sentenza   n.   11458   del   2005,   ha   esteso   alla   procedura   di   separaizone   le esenzioni   previste   dalla   richiamata   legge   sul   divorzio   precisando   che   “la   norma   speciale   contenuta nell'art.   19   L.   6   marzo   1987,   n.   74   (…)   dev'essere   interpretata   nel   senso   che   l'esenzione   "dall'imposta   di bollo,    di        registro    e    da    ogni    altra    tassa"    di   "tutti    gli    atti,    documenti    ed    i    provvedimenti        relativi    al procedimento   di   scioglimento   del   matrimonio   o   di   cessazione   degli      effetti   del   matrimonio"   si   estende "a   tutti gli atti, i documenti ed i provvedimenti  relativi al procedimento di separazione personale dei coniugi", É   pertanto   possibile   inserire   nelle   pattuizioni   che   regolano   i   rapporti   patrimoniali   nella   separazione consensuale   (e   nelle   procedure   consensuali   di   divorzio)   il   trasferimento   di   proprietà   immobiliari   volto alla    composizione    complessiva    di    tali    rapporti    per    fruire    della    completa    detassazione     su    detti trasferimenti. Tale   soluzione   è   vietata   nella   separazione   davanti   all’Ufficiale   di   Stato   Civile   ed   è   consentita   in   tutte le altre procedure di separazione di tipo consensuale. Non   è   possibile   chiedere   la   giudice   di   imporre   d’imperio,   nei   giudizi   di   separazione   giudiziale   il trasferimento   della   proprietà   di   un   immobile   contro   la   volontà   del   coniuge   proprietario   per   comporre   i rapporti patrimoniali della coppia. Riassumendo:    le    tasse    su    tali    trasferimenti    semplicemente    non    devono    esse    pagate,    ma    è necessario   titolare   preventivamente   tali   trasferimenti   negli   atti   della   separazione   consensuale   come “componimento    dei    rapporti    patrimoniali    della    coppia    nella    separazione”     altrimenti    il    notaio    che eseguirà   tali   trasferimenti   non   potrà   invocare   l’applicazione   dell’   art.lo   19   legge   6   marzo   1987   n.   74 .   per ottenere lo sgravio. LE ESENZIONI FISCALI RELATIVE AI TRASFERIMENTI IMMOBILIARI POSSONO ESSERE APPLICATE ANCHE SE A COMPOSIZIONE DEI RAPPORTI PATRIMONIALI DELLA FAMIGLIA VENGONO TRASFERITI IMMOBILI NON AL CONIUGE MA AI FIGLI DELLA COPPIA Si.   La   Corte   di   Cassazione,   con   sentenza   n.2347/2001,   ha   ritenuto   esteso   alla   separazione   l’esenzione fiscale   prevista   per   gli   atti   del   divorzio   anche   con   riferimento   al   trasferimento   di   proprietà   immobiliari verso i figli se sono volte alla composizione dei rapporti patrimoniali della famiglia nella separazione. CHI HA DIRITTO DI INCASSARE GLI ASSEGNI FAMILIARI? Gli   assegni   familiari   spettano   al   100%   al   coniuge   affidatario   esclusivo .   La   Legge   19   maggio   1975, n.   151   art.   211   prevede   che   "il   coniuge   cui   i   figli   sono   affidati   ha   diritto   in   ogni   caso   a   percepire   gli   assegni familiari   per   i   figli,   sia   che   ad   essi   abbia   diritto   per   un   suo   rapporto   di   lavoro,   sia   che   di   essi   sia   titolare l'altro coniuge" (dunque se li percepisce l’altro coniuge li dovrà versare all’affidatario). Nel   caso   di   affido   condiviso    invece   un   orientamento   dottrinario   ritiene   che   gli   assegni   familiari debbano   essere   redistribuiti,   da   chi   li   percepisce,   proporzionalmente   ai   tempi   di   permanenza   della prole   presso   i   due   genitori.   È   infatti   evidente   che   se,   per   il   fatto   della   legge   di   riforma   del   2006,   i   figli devono   avere   un   “rapporto   equilibrato   e   continuativo   con   entrambe   i   genitori”    e   i   tempi   stabiliti   di permanenza   presso   gli   stessi   sono   di   entità   simile,   conferire   il   100%   degli   assegni   familiari   al   genitore che   tiene   con   se   i   figli   solo   per   il   50%   del   tempo   provocherebbe   uno   sbilanciamento   dei   rapporti patrimoniali. Tuttavia,   la   giurisprudenza   dominante    presuppone   che   il   giudice   nel   determinare   la   misura   degli assegni   di   mantenimento   abbia   contemplato   la   corresponsione   al   100%   degli   assegni   familiari   al coniuge   con   cui   i   figli   passano   la   maggior   parte   del   tempo,   sulla   base   della   normativa   preriforma. Pertanto   in   assenza   di   una   differente   previsione   espressa   nel   provvedimento   del   Tribunale,   ancor   oggi gli   assegni   familiari   sono   dovuti   nella   misura   del   100%   al   coniuge   collocatario   prevalente   anche   nel caso di affido condiviso e di tempi di permanenza della prole vicino al 50% con ciascun genitore.   L’INPS,   in   linea   con   la   giurisprudenza,   in   assenza   di   una   differente   previsione,   versa   l'intera   quota degli   assegni   familiari   al   genitore   collocatario   prevalente,   che   individua   sulla   base   della   condivisione della residenza dello stesso con quella dei propri figli. Pertanto,   il   genitore   non   collocatario   prevalente   che   incassa   gli   assegni   familiari   -in   assenza   di disposizioni   contrarie   stabilite   dai   coniugi   nella   consensuale   o   dal   giudice   nella   procedura   giudiziale-     è   tenuto   a   corrisponderli   all'altro   genitore   in   aggiunta   all'assegno   di   mantenimento   e   a   prescindere dal   suo   importo.   Trattenere   gli   assegni   familiari   contro   la   volontà   dell'altro   genitore   può   costituire infatti appropriazione indebita. Per    quanto    sopra,    per    evitare    contestazioni,    è    preferibile    prevedere    espressamente,    nelle pattuizioni    che    regolano    la    separazione    consensuale,    la    distribuzione    convenuta    degli    assegni familiari    o    l’obbligo    di    conferimento    nella    loro    interezza    degli    stessi    al    coniuge    collocatario prevalente,    facendo    reagire    tale    soluzione    sulla    misura    dell’assegno    di    mantenimento    e    dunque regolandone   l’entità   contemplando   il   fatto   che   il   genitore   collocatario   prevalente   consegue   il   100% degli assegni familiari.  Quanto segue, con riferimento alla dichiarazione dei redditi ed alle possibili detrazioni e deduzioni sono informazioni sommarie ed orientative non occupandosi lo Studio Legale della redazione della dichiarazione dei redditi, che è materia di specifica competenza professionale dei Dottori Commercialisti.  LE DETRAZIONI PER I FAMILIARI A CARICO le   detrazioni   per   familiari   a   carico   sono   delle   somme   che   il   contribuente   può   sottrarre   dalla   propria imposta lorda se ha familiari a carico. esse ammontano a: 800   €   se   percepisce   fino   a   15.000   €   di   reddito;   690   €   se   percepisce   tra   i   15.000   e   i   40.000   €   di   reddito; 690 € sulla sola parte eccedente i 40.000 € per i redditi superiori a tale limite.  Sono   “a   carico”   i   familiari   conviventi   che   guadagnano   meno   di   €   2.840,51   lordi,   ovvero   i   figli   e   il coniuge   separato   che   si   trovino   nella   detta   condizione   anche   se   non   conviventi.   (Il   coniuge   divorziato   non può essere considerato familiare a carico). La detrazione per i figli, in costanza di matrimonio, compete al 50% a ciascun genitore se lavoratore. In   caso   di   separazione   legale   o   di   scioglimento   o   cessazione   degli   effetti   civili   del   matrimonio   la detrazione   può   spettare:   o   nella   misura   del   50%   per   ciascuno   dei   genitori   o   nella   misura   del   100%   al genitore   che   presenti   il   reddito   complessivo   di   ammontare   più   elevato,   se   i   coniugi   si   sono   accordati prevedendo una di queste due soluzioni nell’atto di separazione o di divorzio di natura consensuale. Se genitori non si sono accordati, le detrazioni spettano : 1 . nella misura del 100% al genitore affidatario esclusivo della prole; 2 . nella misura del 50% per ciascuno dei genitori affidatari in caso di affidamento condiviso; Se   l’affidatario   o   il   coaffidatario   abbia   un   reddito   tale   da   non   consentirgli   di   usufruire   in   tutto   o   in parte   della   detrazione   spettantegli   per   i   figli   a   carico,   la   detrazione   medesima   è   attribuita   per   intero (100%)   all’altro   genitore,   il   quale   è   obbligato   a   riversare   al   primo   il   50%   della   detrazione   stessa,   in   caso   di affido   condiviso   e   il   100%   in   caso   di   affido   esclusivo.   É   salvo   il   diverso   accordo   intervenuto   fra   i   genitori medesimi (Circolare n.34/E del 04 aprile 2008). LE SPESE SOSTENUTE PER I FIGLI Le   detrazioni   per   le   spese   mediche,   di   istruzione,   assicurazioni,   ecc.   sostenute   nell’interesse   dei   figli competono   al   genitore   di   cui   essi   risultano   a   carico   ai   fini   Irpef.   I   coniugi   possono   decidere   di   far   dedurre le spese al genitore che le ha effettivamente sostenute. CONTRIBUTO CASA Sono   deducibili   le   somme   corrisposte   per   il   pagamento   del   canone   di   locazione   e   condominiali dell’immobile del coniuge separato (Circolare 17/2015 Agenzia delle Entrate) ACCOLLO DEL MUTUO DEL CONIUGE SEPARATO Sono   deducibili   le   somme   corrisposte   per   l’estinzione   mediante   accollo   del   mutuo   dell’ex   coniuge, purché    di    ammontare    pari    all’assegno    di    mantenimento    stabilito    dal    Giudice.    (Corte    di    Cassazione, Ordinanza n. 6794 del 2 aprile 2015).
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