INDICE DEL CAPITOLO COSA   SONO   LE   PROCEDURE   DI   SEPARAZIONE   CONSENSUALE             -            LA   SEPARAZIONE   CONSENSUALE   SU   ISTANZA   DI   PARTE                LA SEPARAZIONE   CONSENSUALE   SU   ISTANZA   DI   ENTRAMBE   LE   PARTI              -               LA   SEPARAZIONE   DI   FATTO           -         LA   SEPARAZIONE   BREVE            -        LA SEPARAZIONE CONSENSUALE CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA      -    LA SEPARAZIONE CONSENSUALE “IN COMUNE”       _____________________________________ Il presente capitolo è focalizzato sulle procedure di separazione consensuale. Per avere maggiori informazioni di tipo generico sull’istituto della separazione, sulle regole comuni alla separazione consensuale e giudiziale, sulle sue caratteristiche funzioni e peculiarità ti suggeriamo di leggere i capitoli precedenti che trovi COSA SONO LE PROCEDURE DI SEPARAZIONE CONSENSUALE? Le   procedure   di   separazione   consensuale   consistono   in   una   serie   ordinata   di   attività,   definite   dalla legge,   eseguendo   le   quali   i   coniugi   possono   ottenere   lo   status   giuridico   di   separati    se   sono   entrambi d’accordo    sul   fatto   di   separarsi   e   su   come   regolare   i   propri   rapporti   personali   e   patrimoniali   successivi   alla separazione. Per   poter   utilizzare   una   delle   procedure   descritte   nel   presente   capitolo,   l’accordo   dei   coniugi   sul   fatto di    separarsi    e    sulla    disciplina    dei    rapporti    successivi    alla    separazione    è    indispensabile,    non    essendo consentito,   per   definizione,   nella   separazione   di   tipo   consensuale,   (cioè   frutto   di   un   assenso   reciproco)   che un   giudice   possa   disporre   la   separazione   e   stabilire   d’imperio   detta   disciplina,   su   richiesta   di   uno   dei coniugi, contro la volontà dell’altro. Alcune   procedure   di   separazione   consensuale   presuppongono   che   l’accordo   detto   sia   già   sorto   tra   i coniugi,    altre    sono    disegnate    per    promuovere    il    raggiungimento    di    tale    accordo    per    il    tramite    di negoziazioni eseguite con l’assistenza di avvocati .   SE NON RIUSCIAMO A TROVARE UN ACCORDO, NÉ DA SOLI NÉ CON L’ASSISTENZA DEI NOSTRI LEGALI COSA SUCCEDE? Se   i   coniugi   non   si   accordano,   nessuna   procedura   di   separazione   consensuale   può   essere   eseguita   e pertanto   il   coniuge   che   voglia   separarsi   dovrà   utilizzare   la   diversa   procedura   di   separazione   giudiziale    nella quale    un    giudice    dispone    la    separazione    e    stabilisce    d’imperio    la    disciplina    dei    rapporti    dei    coniugi successivi alla separazione, al posto dei coniugi che non si sono accordati. A COSA SERVE LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI E PERSONALI? Tutte   le   procedure   di   separazione   mirano   fondamentalmente   ad   impedire   il   prosieguo   delle   liti   che hanno indotto i coniugi a separarsi mediante: 1 .  la separazione fisica della coppia e 2 . la   realizzazione   di   una   disciplina   scritta    cogente   dei   rapporti   personali    (es.   con   chi   stanno   i   figli, quando)     e    patrimoniali      (es.     chi     paga,     cosa)     dei     coniugi     che     li     sollevi     dall’onere     di     dover quotidianamente   trovare   un   accodo   su   tali   rapporti   in   un   momento   in   cui,   per   il   fatto   delle   liti,   non sono più in grado di farlo. Poiché   per   legge   i   patti   scritti,   che   contengono   la   disciplina   dei   rapporti   della   coppia   successivi   alla separazione   devono   essere   rispettati   sotto   pena   di   importanti   sanzioni ,   una   volta   stabiliti,   ad   entrambi   i coniugi   basterà   pretendere   il   rispetto   di   quei   patti,   se   necessario   con   azione   giudiziale,   per   non   dover   più litigare sui rapporti da essi regolati. COSA DOBBIAMO DECIDERE INSIEME PER REALIZZARE LA DISCIPLINA  DEI RAPPORTI PERSONALI? Poiché   nelle   procedure   di   separazione   consensuale   è   la   coppia   che   decide   la   disciplina   dei   propri rapporti    successivi   alla   separazione,   si   indica   qui   di   seguito   gli   elementi   essenziali   sui   quali   i   coniugi devono trovare un accordo per accedere ad una qualunque delle procedure di separazione consensuale. (La    separazione    consensuale    da    svolgersi    innanzi    all’Ufficiale    di    Stato    Civile    chiamata    in    gergo “separazione   in   Comune”   non   è   procedibile   se   ci   sono   figli   ancora   non   economicamente   indipendenti, pertanto   in   quella   è   necessario   definire   solo   quanto   indicato   nel   paragrafo   successivo,   cioè   solo   i   rapporti patrimoniali). Riguardo   all’ affidamento   della   prole      è   preferibile   prevedere   il   regime   di   affido   condiviso   perché   la previsione   del   regime   di   affido   esclusivo   della   prole   ad   uno   dei   due   coniugi,   in   assenza   di   un   adeguata giustificazione   che   provi   l’inidoneità   dell’altro   genitore   a   condividere   l’affido,   potrebbe   non   superare   il vaglio   del   giudice   (del   collegio   nella   procedura   di   separazione   tribunalizia   o   quello   del   Procuratore   della Repubblica   nella   procedura   di   separazione   con   negoziazione   assistita),   chiamato   a   verificare   l’idoneità   alla cura degli interessi della prole, delle pattuizioni che i coniugi stessi hanno stabilito. Ciò,   giacché   la   legge   di   riforma   del   2006   ha   espressamente   previsto   la   preferenza   per   l’ affido   di   tipo condiviso     e    considerato    l’affido    esclusivo     come    soluzione    residuale    da    disporre,    come    detto,    solo    in presenza di un caso di inidoneità provata di uno dei genitori all’affido condiviso. Per   quanto   riguarda   il   tempo   che   la   prole   deve   passare   con   un   genitore   e   con   l’altro ,   questo   dovrebbe essere   di   pari   entità   per   evitare   che   la   prole   formi   un   carattere   che   consista   della   clonazione   del   carattere del   genitore   con   il   quale   dovesse   convivere   per   un   tempo   troppo   esteso.   E’   stato   osservato   infatti   che   la prole   è   portata   ad   assorbire   e   ripetere   le   reazioni   ai   casi   della   vita   del   genitore   con   il   quale   prevalentemente convive. Per   evitare   questo   problema   la   legge   di   riforma   del   diritto   di   famiglia   ha   espressamente   previsto   il diritto   della   prole    di   passare   un   tempo   equilibrato   e   continuativo   con   entrambi   i   genitori   considerando evidentemente    preferibile    che    la    prole    formi    un    carattere    terzo    fondato    sull’osservazione    critica    delle condotte di più persone. Significativamente   la   legge   10   novembre   2014,   n.   162   art.lo   6   comma   3   che   disciplina   la   procedura   di separazione   con   negoziazione   assistita ,   ha   reso   obbligatorio   che   gli   avocati   inseriscano   nella   convenzione   la seguente   dizione:   gli   avvocati   hanno   informato   le   parti   dell'importanza   per   il   minore   di   trascorrere   tempi adeguati con ciascuno dei genitori”  nell’accordo di separazione. Non   deve   essere   prevista   la   disciplina   dell’affidamento   con   riferimento   alla   prole   maggiorenne   della quale si dovrà indicare solo il genitore con il quale risiederà fino all’indipendenza economica.   COSA DOBBIAMO DECIDERE INSIEME PER REALIZZARE LA DISCIPLINA  DEI RAPPORTI PATRIMONIALI? Se: 1 . vi sono differenze tra le risorse complessive dei coniugi e/o 2 . il   tempo   di   permanenza   della   prole   presso   di   loro   (stabilito   da   loro   stessi)   crea   una   sperequazione   tra dette risorse, le   pattuizioni   che   disciplinano   i   rapporti   patrimoniali   della   coppia   che   si   separa   consensualmente devono   prevedere   necessariamente   l’obbligo   a   carico   del   coniuge   più   abbiente   di   pagare   un   assegno   per concorrere al mantenimento della prole (salvi i rarissimi casi in cui la prole abbia adeguate risorse proprie). Tale   contributo   deve   consistere   in   una   corresponsione   periodica:   il   c.d.   assegno   di   mantenimento   per   la prole . Se   le   risorse   sono   invece   perequate   (ad.   es.   i   coniugi   prevedono   che   la   prole   passi   il   70%   del   tempo   con il   genitore   che   ha   il   70%   delle   risorse   e   il   30   %   del   tempo   con   quello   che   ha   il   30%   delle   risorse),   può   non essere previsto un assegno di mantenimento per i figli. Vedi amplius nel capitolo dedicato .   Se   i   figli   sono   minorenni   il   beneficiario   dell’assegno   (cioè   il   creditore   di   tale   prestazione)   non   è immediatamente   il   minore   o   i   minori   ma   è   il   coniuge   coaffidatario   (se   è   previsto   l’affidamento   condiviso)   o il   coniuge   affidatario   esclusivo   della   prole.   La   prole   è   la   beneficiaria   mediata   di   tale   corresponsione,   nel senso   che   il   coniuge   che   riceve   gli   assegni   dall’altro   per   il   mantenimento   della   prole   deve   volgerli   a   tale scopo e non può usarli in altro modo. Se   i   figli   sono   maggiorenni,   è   possibile   prevedere   che   il   contributo   venga   versato   immediatamente   a loro,   che   diventano   così   creditori   della   prestazione   del   versamento   dell’assegno   periodico.   Tale   soluzione proposta   dai   coniugi   può   non   essere   accettata   dal   Giudice,   ( art.337   septies   c.c. )   che   ha   l’obbligo   di   verificare la   corrispondenza   delle   pattuizioni   dei   coniugi   all’interesse   della   prole,   anche   maggiorenne.   (Pensiamo   al caso   di   un   figlio   maggiorenne   tossicodipendente.   Il   giudice   non   validerebbe   una   pattuizione   che   preveda che venga versato immediatamente a lui l’assegno di mantenimento). Se   i   figli   sono   più   di   uno   è   necessario   prevedere   un   assegno   periodico   specifico   per   ciascun   figlio,   non essendo    possibile    prevedere    un    unico    assegno    cumulativo.    Ciò    in    quanto    gli    assegni    sono    soggetti    a revisione   separata.   Cioè   quando   un   figlio   trova   un   lavoro   e   consegue   adeguati   redditi   propri,   il   coniuge obbligato   a   corrispondere   un   assegno   per   il   suo   mantenimento   può   chiedere   giudizialmente   di   essere sollevato   da   tale   obbligo,   ma   non   da   quello   di   corrispondere   gli   assegni   per   il   mantenimento   degli   altri   figli non   ancora   economicamente   indipendenti.   Pertanto   ogni   assegno   deve   essere   specificamente   determinato nel suo preciso ammontare per ognuno dei figli. L’aggiornamento della misura degli assegni al costo della vita c.d. aggiornamento ISTAT è obbligatorio. Non     è     possibile     prevedere     un     termine     finale     riguardo     alla     corresponsione     degli     assegni     di mantenimento   della   prole:   es.   pagherò   gli   assegni   fino   al   compimento   dell’anno   18 mo    di   mio   figlio,   essendo il   tempo   della   corresponsione   dell’assegno   per   il   mantenimento   dei   figli   un   diritto   indisponibile,   regolato da   norme   imperative.   (Cioè   è   la   legge   stessa   a   stabilire   imperativamente   la   durata   del   tempo   nel   quale devono   essere   pagati   gli   assegni ,   pertanto   detta   durata   non   può   essere   stabilita   dai   genitori   in   modo differente).   A   differenza   dell’assegno   di   mantenimento   della   prole ,   è   possibile   ma   non   obbligatorio   prevedere   un assegno   di   mantenimento   per   il   coniuge   più   debole    economicamente.   Vedi   amplius   nel   capitolo    ad   esso dedicato. Se   quest’ultimo   lo   vuole   e   il   coniuge   più   abbiente   glielo   nega,   il   coniuge   più   debole   economicamente può   ottenere   comunque   un   assegno   per   il   proprio   mantenimento,   d’imperio,   dal   giudice,   promuovendo   la differente procedura di separazione giudiziale .     POSSO PREVEDERE OLTRE AGLI ASSEGNI O AL POSTO DEGLI ASSEGNI ANCHE IL TRASFERIMENTO A ME DI BENI DI PROPRIETÀ DELL’ALTRO CONIUGE PER COMPORRE I RAPPORTI PATRIMONIALI DELLA FAMIGLIA ED EQUILIBRARNE LE RISORSE? Si.    Nella    separazione    consensuale ,    dunque    se    i    coniugi    sono    d’accordo ,    possono    comporre    i    loro rapporti   patrimoniali   anche   con   il   trasferimento   tra   di   loro   di   proprietà   di   immobili   o   altri   beni.   La   legge anzi   favorisce   simili   composizioni   riducendo   le   tasse   su   quei   trasferimenti   di   proprietà   di   immobili   che siano   titolati   dal   componimento   dei   rapporti   patrimoniali   della   coppia   nella   separazione   o   nel   divorzio.   leggi l’art.lo 19 legge 6 marzo 1987 n. 74..   Nella   separazione   giudiziale    invece,   dunque   in   assenza   dell’accordo   dei   coniugi,   non   è   consentito   dalla legge    che    il    giudice    possa    comporre    i    rapporti    patrimoniali    della    coppia    disponendo    d’imperio    il trasferimento di proprietà immobiliari di un coniuge all’altro contro la volontà del coniuge proprietario. COSA SUCCEDE SE UNO DEI CONIUGI NON RISPETTA LE PATTUIZIONI DELLA SEPARAZIONE CONSENSUALE (O GIUDIZIALE) UNA VOLTA COMPLETATA LA PROCEDURA? Se non rispetta la disciplina dei rapporti personali , su istanza del coniuge non inadempiente:   il giudice civile può :   (art.lo 709 ter c.p.c.)     1) ammonire il genitore inadempiente; 2) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore; 3) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti dell’altro; 4)   condannare   il   genitore   inadempiente   al   pagamento   di   una   sanzione   amministrativa   pecuniaria,   da   un minimo di 75 euro a un massimo di 5.000 euro a favore della Cassa delle ammende. il giudice penale può : 1)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   388   codice   penale   cioè   mancata ottemperanza ad una sentenza del giudice civile. 2)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   570   codice   penale   cioè   violazione degli obblighi di assistenza familiare. Se non rispetta la disciplina dei rapporti patrimoniali  su istanza del coniuge non inadempiente: il giudice civile può 1)    procedere    esecutivamente    contro    il    coniuge    obbligato    al    pagamento    degli    assegni    che    si    sia    reso inadempiente   (che   risponde   dei   suoi   debiti   con   tutti   i   suoi   beni   presenti   e   futuri,   art.   2740   c.c.),   cioè   pignorare   i beni   del   coniuge   che   non   paga   gli   assegni,   venderli   alle   aste   pubbliche   e   consegnare   il   ricavato,   nella   misura   del credito,   al   coniuge   “beneficiario” ,   cioè   a   colui   che   ha   diritto   di   ricevere   gli   assegni   (e   ovviamente   il   residuo   del prezzo conseguito dalla detta vendita all’altro). 2)   Se   il   coniuge   debitore   è   stipendiato,   disporre   la   distrazione   alla   fonte   dello   stipendio    e   cioè   ordinare   al datore   di   lavoro   del   coniuge   obbligato   al   pagamento   degli   assegni   di   mantenimento   e   inadempiente   di   versare direttamente   all’avente   diritto   (il   coniuge   beneficiario)   una   parte   dello   stipendio.   La   misura   dello   stipendio   che può   essere   oggetto   di   distrazione   alla   fonte   è   decisa   dal   giudice   e   non   è   limitata   al   quinto   dello   stipendio stesso.    il giudice penale può : 1)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   388   codice   penale   cioè   mancata ottemperanza ad una sentenza del giudice civile. 2)   condannare   il   coniuge   inadempiente   per   il   reato   previsto   dall’art.lo   570   codice   penale   cioè   violazione degli obblighi di assistenza familiare. COME SI FA LA SEPARAZIONE CONSENSUALE? Oggi ci sono vari tipi di separazione consensuale. È prevista una procedura differente per ogni tipo. In   via   generica,   per   la   separazione   di   fatto    è   necessario   solo   l’accordo   dei   coniugi,   mentre   per   tutti   gli altri    tipi    di    separazione    consensuale    è    necessario    domandare    alla    Pubblica   Autorità    l’emissione    di    un provvedimento   che   la   disponga.   Tutti   i   provvedimenti   emessi   dalla   Pubblica   Autorità   nell’ambito   delle diverse   procedure,   pur   essendo   differenti   perché   emessi   da   diversi   istituti   (Tribunale,   Casa   Comunale   etc.) hanno i medesimi effetti giuridici e procurano alla coppia lo status legale di separati .   QUALI SONO LE PROCEDURE DI SEPARAZIONE CONSENSUALE? Vi sono due tipi generici  di separazione personale  dei coniugi: A.   la   separazione   consensuale    alla   quale   si   accede   se   c’è   l’accordo   di   entrambe   i   coniugi   sul   fatto   di   separarsi e sulla disciplina dei propri rapporti successivi alla separazione e B.    la   separazione   giudiziale    con   la   quale   un   solo   coniuge   esercita   il   diritto   di   separarsi   contro   la   volontà dell’altro   e   un   giudice   detta   una   disciplina   cogente   dei   rapporti   della   coppia   al   posto   dei   coniugi   che   non   si sono accordati. __________________________________________________ la separazione giudiziale  è di un solo tipo specifico. 1) la separazione giudiziale . la separazione consensuale è di 5 tipi specifici : 1) la separazione di fatto , 2) la separazione su istanza di parte , 3) la separazione  su istanza di entrambi i coniugi , 4) la separazione con la negoziazione assistita , 5) la separazione presso gli Uffici del Comune   _____________________________________   COS’È LA SEPARAZIONE DI FATTO? La separazione di fatto consiste di un accordo dei coniugi nell’allontanarsi l’uno dall’altro. E’    consentita    dalla    legge    e    permette    alla    coppia    di    separarsi    derogando    per    patto    all’obbligo    di coabitazione   dei   coniugi   stabilito   dall’art.lo   143   c.c..   Non   è   necessario   comunicare   ad   alcun   Ufficio   Pubblico tale accordo. Leggi amplius    COS’È LA SEPARAZIONE CONSENSUALE SU ISTANZA DI PARTE? è   una   procedura   che   si   svolge   in   tribunale   promossa   da   un   solo   coniuge    che   mira   a   far   conseguire   alla coppia lo status giuridico della separazione legale coniugale. COME SI FA LA SEPARAZIONE CONSENSUALE “SU ISTANZA DI PARTE”? la   separazione   consensuale   su   istanza   di   parte   si   esegue   in   Tribunale.   La   procedura   prevede   che   un solo   coniuge   faccia   convocare   l’altro,   leggi   l’art.lo   711   comma   II   c.p.c.    dal   tribunale   (depositando   un   ricorso),   per tentare   di   trovare   un   accodo   sulle   condizioni   di   separazione   con   l’aiuto   del   giudice.   Questo   istituto   è scarsamente    usato    perché    se    la    coppia    non    è    riuscita    ad    accordarsi,    come    generalmente    avviene,    con settimane   o   mesi   di   tentativi   è   improbabile   che   lo   faccia   in   15   minuti   pur   anco   fruendo   dei   consigli   del giudice.   In   questa   procedura   infatti   il   giudice   non   ha   poteri   di   imperio.   Se   non   riesce   a   convincere   i   coniugi a   sperimentare   la   soluzione   dallo   stesso   suggerita   egli   può   solo   dichiarare   infruttuoso   sia   il   tentativo   di conciliazione,   (che   deve   fare   per   legge   preliminarmente),   sia   quello   volto   al   tentativo   di   trovare   un   accordo sulle   condizioni   della   separazione   e   conseguentemente   dichiarare   estinto   il   procedimento   senza   poter disporre   altro.   Il   coniuge   che   ha   tentato   infruttuosamente   questa   procedura,   se   vuole   separarsi,   dovrà eseguirne un’altra. COS’È LA SEPARAZIONE CONSENSUALE “SU ISTANZA DI ENTRAMBE LE PARTI”? La   separazione   legale   consensuale   su   istanza   di   entrambe   le   parti   è   la   più   classica   e   tradizionale   delle procedure    di    separazione    consensuale.    Si    svolge    in    tribunale,    presuppone    l’esistenza    dell’accordo    dei coniugi    sia    sul    fatto    della    separazione,    sia    sulla    disciplina    dei    rapporti    della    coppia    successiva    alla separazione.   E’   un   atto   di   volontaria   giurisdizione   e   pertanto   il   giudice   non   può   modificare   d’imperio   gli accordi   della   coppia   ma   solo   rifiutare   di   omologarli   (cioè   di   recepirli   in   un   provvedimento   del   tribunale   che li rende obbligatori) se sono siffatti da non curare adeguatamente l’interesse della prole.    E’ POSSIBILE ESEGUIRE LA PROCEDURA CON UN SOLO AVVOCATO PER ENTRAMBI I CONIUGI? Si,   la   procedura   di   separazione   consensuale   può   essere   eseguita   in   tribunale   con   l’assistenza   di   un   solo avvocato   per   entrambe   le   parti.   Ovviamente,   se   lo   preferiscono,   le   parti   possono   essere   assistite   ognuna   dal proprio avvocato di fiducia.   COME SI FA LA SEPARAZIONE CONSENSUALE “SU ISTANZA DI ENTRAMBE LE PARTI”?   Come   detto,   la   separazione   consensuale   su   istanza   di   entrambe   le   parti   presuppone   che   sia   sorto   tra   i coniugi   un   accordo   spontaneo,   o   raggiunto   tramite   negoziazioni   informali   eseguite   dai   rispettivi   avvocati, sul    fatto    della    separazione    e    sulla    disciplina    che    regolerà    i    loro    rapporti    personali    e    patrimoniali successivamente alla separazione. Si   fa   confluire   il   contenuto   dell’accordo   in   un   atto   che   si   chiama   ricorso ,   che   deve   essere   sottoscritto da entrambi i coniugi e si deposita il ricorso in tribunale per iniziare la procedura di separazione. Il    tribunale    fissa    una    data    nella    quale    i    coniugi    dovranno    comparire    personalmente    davanti    al presidente   del   tribunale   (cioè   un   giudice)   o   ad   un   suo   delegato   (un   altro   giudice   che   è   stato   delegato   dal presidente) in questa prima udienza detta udienza presidenziale . Nell’udienza   presidenziale   il   giudice   eseguirà   il   c.d.   rituale   tentativo   di   conciliazione   per   indurre   la coppia   a   riconciliarsi   nell’interesse   dei   figli   ed   abbandonare   la   procedura   si   separazione.   Se   il   giudice   non riesce   a   riconciliare   la   coppia,   dà   atto,   nel   processo   verbale,   del   fatto   che   il   tentativo   di   conciliazione   non   ha dato buon esito, (spesso detto rituale tentativo di conciliazione nella pratica viene omesso). Quindi   l’accodo   sulla   disciplina   dei   rapporti   dei   coniugi   che   gli   stessi   si   sono   dati   e   che   hanno   scritto nel   ricorso,   viene   copiato   nel   verbale   di   udienza   e   se   i   coniugi   confermano   dinnanzi   al   giudice   la   volontà   di separarsi,   sottoscrivendo   il   verbale,   il   giudice   prende   atto   delle   condizioni   riguardanti   i   coniugi   stessi   e   la prole,    e    riferisce    al    collegio     (cioè    a    tre    giudici    riuniti    per    decidere    la    causa)    perché    questo    proceda all’omologazione della separazione consensuale.  Ove   il   collegio   ritenga   che   gli   interessi   della   prole   non    sono   adeguatamente   curati   dalle   pattuizioni   che i   coniugi   si   sono   dati,   riconvoca   i   coniugi   e   indica   loro   le   modificazioni   che   occorrono   per   rendere   idonea   la disciplina   alla   cura   degli   interessi   della   prole.   Se   i   coniugi   rifiutano   di   adeguarsi,   il   collegio   rifiuta   di omologare   la   separazione,   lasciando   i   coniugi   nella   stessa   condizione   giuridica   nella   quale   si   sarebbero trovarti se non avessero nemmeno iniziato la separazione.  (Art.lo 158 c.c.)   Ove   il   collegio   stesso   ritenga   che   gli   interessi   della   prole   sono   adeguatamente   curati   dalle   pattuizioni che i coniugi si sono dati, emette il c.d. decreto di omologa . L’emissione   del   decreto   di   omologa,    avviene   circa   dieci   giorni   dopo   l’udienza   presidenziale.   (Il   giudice non     riferisce     al     collegio     -che     non     è     presente     nell’aula     dove     si     svolge     l’udienza     presidenziale- immediatamente,   ma   in   circa   10   giorni).   Tale   decreto   di   omologa,   che   conclude   la   procedura   di   separazione consensuale   in   tribunale,   omologa   la   separazione   alle   condizioni   di   cui   al   verbale   nel   quale   sono   confluite le   dichiarazioni   dei   coniugi   che   provano   l’accordo   degli   stessi   sulla   disciplina   dei   rapporti   della   coppia
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